Con la sentenza n. 12936/2018 la Corte di Cassazione si pronuncia in merito ai datori di lavoro che impiegano in maniera irregolare soggetti extracomunitari che non sono in possesso di regolare titolo di soggiorno.
Nello specifico, la sentenza conferma che chi impiega in nero extracomunitari irregolari è soggetto sia alla sanzione amministrativa che a quella penale, superando il principio giuridico secondo cui il giudice non può esprimersi due volte sulla stessa azione qualora si sia già formata la cosa in giudicata (ne bis in idem) poiché la condotta messa in atto dal datore di lavoro lede due differenti istituti giuridici:
- quello penale per quanto riguarda le vigenti norme sull’immigrazione,
- quello amministrativo per quanto attiene al lavoro sommerso.
Le sanzioni penali
La violazione delle norme vigenti in materia di immigrazione – impiegando in azienda uno straniero irregolare – è punita con la reclusione da 6 mesi ai 3 anni, oltre ad una multa di 5.000€.
Le pene previste possono essere aumentate da 1/3 alla metà se:
- i lavoratori irregolari occupati sono più di 3;
- tra i lavoratori irregolari ci sono dei minori;
- i lavoratori sono sottoposti a condizioni lavorative di particolare sfruttamento.
Le sanzioni amministrative per il lavoro nero
L’importo della sanzione per lavoro nero varia in funzione delle effettive giornate di lavoro prestate in forma irregolare. In caso di lavoratore privo di regolare permesso di soggiorno, tutti gli importi di seguito indicati vengono maggiorati del 20%.
Il datore di lavoro è soggetto ad un sanzione di importo compreso tra 1.500€ e 9.000€ per ciascun lavoratore irregolare, se l’impiego effettivo non supera le 30 giornate.
L’importo sale da 3.000€ a 18.000€ per ogni lavoratore irregolare se l’impiego effettivo va dalle 31 alle 60 giornate, mentre se il periodo di impiego effettivo supera le 60 giornate, la sanzione aumenta da un minimo di 6.000€ ad un massimo di 36.000€ per ogni lavoratore irregolare.